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Breve sintesi del quadro interpretativo.
Il presente documento è rivolto a quanti vogliano accedere alla successiva sezione senza prima dedicarsi alla lettura degli altri documenti, in particolare della sintesi dell'opera originaria presentata - «Il Dio laico: caos e libertà».
In questa sintesi si accenna in modo minimale agli elementi fondamentali di tale studio, in modo di permettere una sufficiente collocazione dei documenti presentati nella successiva sezione.
Si spera che tale sintesi sia sufficiente. In caso di eventuali richieste di chiarimenti è consigliata la lettura del riassunto dell'opera presente nello stesso sito. (RIASSUNTO DELL'OPERA)
Il quadro concettuale in cui collocare il presente studio si fonda sulla possibilità di definire una rigorosa divisione in due grandi classi dell'universo del teismo, ovvero dell'insieme delle possibili ipotesi relative all'esistenza di un Dio creatore ed all'eventualità che l'uomo possa accedere – grazie ad alcune sue singolari qualità – ad una qualche forma di vita d'oltretomba.
Questa divisione è autonoma, essendo possibile sviluppare a livello puramente logico la definizione di queste due classi e convalidata da varie discipline storico antropologiche in considerazione del fatto che esistono ampie testimonianze nello studio delle varie culture umane di forme di culto rivolte a queste due diverse polarità.
Le classi proposte sono due. Esse vengono indicate con i termini «teoetotomie» e «religioni».
Da una parte rihanno ipotesi teistiche «teoetotomistiche», le quali ammettono i suddetti concetti teistici aggiungendo agli stessi «anche» tutta una serie di importanti corollari:
l'esistenza di una sorta di intrinseca corruzione dell'uomo;
superiorità etica da parte della divinità – subordinazione etica dell'uomo;
necessità di un'azione redentiva da condursi esprimendo, come gesto d'amore, obbedienza alla divinità – da porre in essere nell'esistenza mondana;
afferma il concetto teologico di «peccato», di «colpa», di «conoscenza del Bene e del Male»;
un giudizio divino finale tramite il quale tutti gli uomini saranno giudicati in funzione delle loro opere ed azioni terrene e saranno di conseguenza destinati a due diverse condizioni di vita d'oltretomba: salvezza e dannazione.
Questi corollari sono universalmente compresi in una concezione cosmogonica e cosmologica creazionistica in cui il creato è descritto come arena di confronto tra Dio ed il suo Avversario – satana nel caso delle nostre dottrine occidentali – in cui l'uomo è individualmente socialmente e storicamente coinvolto.
Questo modello teoetotomista – il neologismo deriva da tre componenti etimologiche, e mette in evidenza il fatto che la divinità (teo) ponga nella sfera etica (eto) una divisione (tomia) tra Bene e Male – comprende dunque tutte le dottrine e le teologie occidentali, di ceppo biblico, nonché l'islamismo etc., che monopolizzano il panorama attuale del sacro.
La seconda classe, per la quale si è scelto di mantenere il classico termine «religioni» [per motivi di chiarezza i termini con la radice etimologica religio - saranno scritti sempre in corsivo per intendere questa classe nell'ambito della distinzione qui presentata] comprende ipotesi teistiche in cui però non sono minimamente presenti i corollari 1) – 5) di cui sopra.
In termini molto immediati si può affermare che le religioni sono sistemi teologici che «non» contemplano il concetto di «peccato» e che, di conseguenza, affermano l'esistenza di un progetto creativo in cui l'essere umano non ha alcuna «conoscenza del Bene e del Male».
Questa seconda modalità di intendere un'ipotesi teistica è del tutto inedita, e sorprendente per quanti, come tutti noi, dall'ateo al credente – ovviamente incluso l'agnostico – voglia interrogarsi sulla questione. In realtà è una classe di modelli teologici assolutamente rilevanti in due prospettive.
Nella prima prospettiva è da notare come tutta una serie di discipline moderne, ed in particolare la psicoanalisi e in generale la psicologia evoluzionistica, possano evidenziare come il sistema etico cognitivo delle religioni sia in gradi di minimizzare, se non di opporsi, a tutta una serie di psicopatologie e di manifestazioni socio affettive chiaramente inquadrabili nel contesto di sindromi socio-psicopatologiche invero presenti ed ancor più nettamente favorite nella loro origine e radicamento nel quadro etico cognitivo delle teoetotomie. È possibile ricordare a tal pro come ad esempio tutta la teoria psicoanalitica di Freud permetta di descrivere in forme nettamente antitetiche le istanze psichiche proprie di un generico individuo psicologicamente formatosi in un quadro religioso da quello che potrebbe derivare da un contesto teoetotomistico.
La seconda prospettiva è quella storico evolutiva, in cui le religioni hanno un risalto fondamentale nella ricostruzione antropologica e storico culturale delle credenze sovrannaturali, potendo rappresentare le forme di culto originarie, più antiche a cui l'uomo approdò nel corso della sua evoluzione culturale. Un importante aspetto da cogliere in questa prospettiva è che le religioni sembrano essere particolarmente diffuse in sistemi socio-culturali egalitari, pre classisti, dato che le concezioni metafisiche in cui una religione si può affermare è coerente con queste istanze socio-economiche. Proprio per questo esse sembrano poter essere indicate come più antiche forme di credenza sovrannaturale. Ancor più varie testimonianze ed evidenze storiche ed antropologico culturali permettono di poter stabilire come proprio da un processo culturalmente rilevante e socialmente traumatico condusse alla sostituzione/trasformazione di precedenti società religiose a società teoetotomistiche.
Ciò per due motivi: innanzi tutto per il fatto – estesamente riscontrato – dovuto alle resistenze ed ostracismi delle comunità a seguire trasformazioni così profonde del loro status psico sociologico. Ogni comunità, ogni individuo, viene infatti condizionato psicologicamente e culturalmente dall'ambito socio culturale ed affettivo in cui si sviluppa. Questa viscosità della comunità verso tutto un pool di valori, di schemi cognitivo culturali e socio affettivi deriva dall'azione spesso recondita ma non meno potente dei condizionamenti culturali che si spingono addirittura a selezionare e favorire certe modalità espressive socio culturali e psicologiche certe «costellazioni» psico sociali rispetto ad altre.
In secondo luogo tale trasformazione coinvolge tutto il tessuto socio economico – dunque tutta la strategia socio politica di una data comunità. Questa trasformazione, che implica ricadute nel tessuto psico sociale dell'individuo medio di tali società, interessa dunque tutte le modalità etico sociali della stessa, a partire dalle mete più eminentemente connesse con gli scenari teologici e teleologici sino a sfociare nelle modalità espressive più direttamente coinvolte con la sfera affettiva, economica, politica.
La trasformazione religioni/teoetotomie costituisce infatti un vero e proprio evento rivoluzionario, uno spartiacque culturale, forse il più importante processo rivoluzionario socio culturale e psicologico a cui l' Homo sapiens sapiens possa mai essere stato oggetto. Non per nulla tale trasformazione, in base a significative conoscenze archeo antropologiche attualmente in nostro possesso, dovrebbe aver coinciso con il «Neolitico », la fase storica della storia dell'umanità unanimemente intese come l'evento e l'epoca con i quali e nei quali l'uomo ebbe accesso all'universo delle società stratificate urbane pienamente moderne.
Un fatto così gravido di implicazioni socio psicologiche da poter addirittura proporre che in questo passaggio da una modalità all'altra possiamo riconoscere la trasformazione da Homo sapiens sapiens religiosus all' Homo sapiens sapiens teoetotomisticus ovvero due «razze psico-culturali» distinte tra di loro.
Questa distinzione è filosoficamente inedita – almeno nella nostra società – essendo sinora del tutto condizionata dall'assuefazione alle teoetotomie attuali ogni valutazione dell'argomento teismo/ateismo. Tutte le attuali diatribe ateismo/teismo, scienza/fede sono pesantemente parzializzate dall'idea comune di identificare nei modelli teoetotomistici il prototipo, la forma canonica di sentimento del sacro dell'uomo.
Il che assolutamente non è. In realtà questa modalità è solo una forma contingente e storicamente circoscritta, essendo stata solo la modalità diffusasi nella storia umana – ed in più niente affatto cosmopolitamente – solo a partire dagli ultimi 7/8.000 anni – si confronti tale periodo con i tempi in cui, molto probabilmente, l'uomo approdò ad una consapevolezza del sacro, sostanzialmente religiosa che è possibile fa risalire almeno a 30/40.000 anni, se non più.
Ora, come accennato precedentemente, è possibile intendere il rivoluzionario passaggio dai modelli religiosi a quelli teoetotomistici come passaggio da modelli in cui non esiste alcun concetto «peccato», di «colpa», di «conoscenza del Bene e del Male» a modelli teoetotomistici, i quali al contrario affermano i concetti «peccato», di «colpa», di «conoscenza del Bene e del Male». Ebbene, tale chiave di lettura è stato utilizzata nell'esegesi del primo libro della Bibbia: la Genesi, ed in particolare i primi tre capitoli.
Il libro della Genesi narra, anche secondo le teoetotomie occidentali odierne, di un iniziale evento con cui la coppia capostipite dell'umanità, Adamo ed Eva, cibandosi del frutto dell'albero della «conoscenza del Bene e del Male », caddero nella condizione di «peccato originale» dando così il via alla corruzione spirituale interiore di tutta l'umanità successiva che costituirà la causa originaria sia di tutti gli orrori e peccati dell'umanità sia della venuta del Cristo, tesa a redimere l'umanità da questa condizione di impurità e degrado verso la salvezza sovrannaturale originaria.
Ora, è noto come l'interpretazione ortodossa del Genesi costituisca un problema insuperabile per la teologia cattolica – e non – visto che la stessa risulta assolutamente incompatibile con le odierne concezioni scientifiche in merito alla natura ed origine dell'uomo. In particolare, la teoria di Darwin, pilastro insostituibile di tutta la biologia moderna, pur essendo correttamente – quale mera teoria scientifica – del tutto neutrale riguardo alla pura questione filosofica teismo/ateismo, è in realtà in palese contrasto con «questa» particolare e contingente interpretazione.
I motivi sono presto detti: il darwinismo contesta ineluttabilmente le ipotesi che erano alla base della posizione ortodossa:
il monogenismo di specie – ovvero l'origine di tutta l'umanità a partire dai due capostipiti Adamo ed Eva – assolutamente incompatibile con tutte le odierne conoscenze antropologiche;
la collocazione storica dell'origine dell'uomo, estremamente recente rispetto ai ritrovamenti fossili umani – si parla di 7/8.000 anni davanti a periodi geologici che risalgono a centiaia di migliaia di anni;
l'origine «fissista» e ontologicamente distinta rispetto alle altre forme di vita della specie umana, richiesta esplicitamente da tale chiave di lettura e palesemente in contrasto con la concezione evolutiva della scienza moderna ed in particolare di tutta la biologia attuale.
Da questo stato di cose è stato fomentato l'equivoco oramai secolare che scienza e fede – intendendo con quest'ultimo termine il concetto tout court di teismo, ma contemporaneamente indicando in modo implicito questa particolare interpretazione – siano tra di loro in palese contraddizione.
Questo grave errore deriva in realtà dall'aver assunto l'ortodossa interpretazione – partorita oramai da contesti culturali assolutamente surclassati dalla scienza e filosofia moderne – quale «autentica» chiave di lettura del libro della Genesi. Il che non è.
Infatti è possibile dimostrare come la scienza sia in realtà solo in opposizione a «quella contingente interpretazione », la quale è del tutto erronea. Dunque la scienza si oppone ad una mera interpretazione storica di matrice teoetotomistica, ad alcuni suoi corollari: nulla più.
Questo fatto dunque non è minimamente probatorio in relazione al generale problema di coerenza tra scienza e teismo, ed ha così distorto il convincimento comune che scienza sia sinonimo di ateismo.
In realtà, come si diceva, la scienza è solo ed esclusivamente interprete ed espressione di una posizione agnostica.
La nuova chiave interpretativa che verte sulla transizione religioni/teoetotomie invece supera di slancio tutti questi equivoci, permettendo anche una significativa conferma della sua bontà anche in considerazione della sua capacità di essere pienamente compatibile con la cronologia e della collocazione storico culturale degli stessi testi. Infatti secondo la presente interpretazione la narrazione del Genesi indicherebbe quel passaggio da una fase anteriore assolutamente aliena da tale concetto alla «conoscenza del Bene e del Male» che contraddistingue le odierne teoetotomie e collega questa transizione proprio ad eventi storicamente confermati che avvennero nelle precise epoche a cui si riferirebbe il libro del Genesi.
Questa nuova posizione interpretativa, compatibile con quanto le attuali discipline storico scientifiche stanno dimostrando è in grado di condurre, al contrario di quella ortodossa, anche ad un'interpretazione dei Vangeli coerente con tale chiave di lettura.
Alcuni importanti elementi di questa nuova interpretazione verranno esposti nella presente sezione, a cui questa rapida sintesi illustrativa del lavoro sinora presentato è dedicata.