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Psicopatologie e variabilità culturale:
nuove prospettive.
Con “Metamorfosi
della Ragione: esegesi evoluzionistico psicosociologica di Gn 1,3 ed implicazioni
bioetiche”[1], pubblicato nel 1994 dall'università degli Studi di Camerino
e “Il Dio laico: caos e libertà”[2](versione
divulgativa in commercio dal 1999) si è definito un modello interpretativo
della realtà socio-culturale e religiosa il quale, pur procedendo da un’analisi
epistemologico scientifica inerente principalmente aspetti cosmologico bio-evoluzionistici,
conduce infine a definire in termini inediti i profondi legami tra sistema religioso
e sistema socio economico. Questa nuova interpretazione è caratterizzata da
una netta separazione tra le varie forme ed espressioni del sacro, e le forme
sociali a ciò connesse, in due grandi classi: da una parte la classe delle “Teoetotomie”,
sistemi socio economico culturali fondati su forme di culto religioso che sostengono
l’esistenza di divinità che impongono caratteri etico morali e dall’altra delle
“Religioni”: sistemi socio economico
culturali fondati al contrario su teologie in cui sono contemplate divinità
che non esprimono alcuna censura etico morale. (Per chiarezza, d’ora in poi
il termine ‘religione’ o ‘religiose’ etc. scritti in corsivo denoteranno
i sistemi appartenenti a questa seconda classe) Vedi fig. 1.
Fig. 1
Alla luce di questa classificazione sono poi definite i profondi legami
tra questi diversi modelli teologici, nonché dei valori etico sociali da questi
normalmente sostenuti, e la struttura socio economica di una determinata
cultura, i suoi principi metafisici, politici ed economici. Questa nuova
interpretazione evidenzia pesanti implicazioni a livello psicologico e
psicodinamico, visto che le diverse istanze socio culturali – ed ovviamente
diverse valenze socio affettive – definite in tali sistemi sembrano costruire
contesti tra loro assolutamente antitetici, da cui inevitabilmente deriveranno
fattori di sviluppo e condizionamento delle personalità umane assolutamente
differenti.
Nel
successivo Neuroscienze ed evoluzionismo per
una concezione olistica elle psicopatologie e dei
disturbi della personalità [3] si è
presentata un'analisi di maggior dettaglio
dell'azione di tali fattori che, originandosi da
specifiche costellazioni culturali, possono
condurre allo sviluppo di strutture tipiche della
personalità che del comportamento sociale degli
appartenenti alle diverse culture, determinando di
volta in volta distinti condizionamenti psichici
ed esercitando forti influenze sulle capacità
cognitive del soggetto, sulle espressioni psico
intellettuali superiori dell'uomo..
Questo approccio al tema delle diverse forme di espressione del sacro e della loro influenza socio culturali ed economiche, ci porta in definitiva ad una revisione delle idee con le quali comprendere il condizionamento del comportamento umano ad opera dei fattori socio economici e religiosi. Infatti, pur senza trascurare il fondamento biologico, le cause genetiche dei processi psicologici propri della specie Homo sapiens[4], le teorie più attuali nel campo delle neuroscienze stanno rivoluzionando il classico quadro di riferimento, tracciando un nuovo paradigma in cui lo sviluppo del cervello – e di conseguenza l’emersione dei caratteri psicologici, delle personalità – non può essere inteso fuori dall’imprescindibile contributo dell’ambiente esterno alla strutturazione psicosomatica dell’individuo tramite i processo di apprendimento, ovvero processi culturali[5].
Anche i fattori culturali possono “scolpire” il cervello a livello addirittura anatomico, definendo le connessioni tra distinti gruppi di cellule nervose, i neuroni. Più specificamente, ai sensi della teoria evoluzionistica della conoscenza, ed ovviamente della coscienza, l’emersione della consapevolezza nel soggetto, del proprio Sé – o Self – sembra aversi quale effetto dell’influenza dell’ambiente culturale sulla base somatico-percettiva dell’individuo, base sulla quale si sostengono le sue capacità ed esperienze psico intellettive. Questo nuovo concetto di coscienza non può dunque non includere la sfera dell’esperienza psicologica in cui si definiscono ed esprimono i valori tipici della componente semantica dell’attività psico-intellettiva: idee, concetti, linguaggio, elementi tradizionali e culturali che il gruppo trasmette e riconosce, aspetti affettivi, prospettive spirituali e filosofiche.
Nella classificazione tra “Teoetotomie” e “religioni”, la concezione della divinità nelle diverse culture esprime proprio la caratteristica correlazione invocata dal nostro modello: ovvero che le divinità morali, proprie delle Teoetotomie, siano tipiche di culture fondate sull’esistenza di classi sociali, mentre le divinità non morali, proprie delle Religioni, sono diffuse in società senza classi sociali.
Società |
||
Divinità
attive sul piano della moralità |
Con
Classi Sociali |
Senza
Classi Sociali |
Presenti |
25 |
2 |
Assenti |
8 |
12 |
Tab. 1 [7]
Questa correlazione emerge anche da altre analisi della natura delle credenze rintracciate nelle diverse culture umane[6]]. Un importante significato di questa nuova interpretazione si osserva nell’ambito psicologico psicanalitico: in particolare è possibile condurre una profonda revisione dei concetti tipici di molte discipline e correnti di pensiero, tra cui rivestono particolare risalto le opere e le teorie sostenute da autori capostipiti della psicanalisi quali Sigmud Freud e Wilhelm Reich.
Siccome la strutturazione dell’Io risulta espressione, di per sé necessariamente efficace sotto il profilo evolutivo, della realtà esterna, culturale e insieme biologico-naturale in cui l’individuo si sviluppa e si forma, il sistema nervoso ed il cervello – comprese le più elevate istanze psicologiche – costituiscono una profonda «impronta psichica» di questa significativa realtà.
Gran parte delle dinamiche psicologiche appaiono dunque subordinate all’espressione sociale di tipici insiemi di valori sui quali si indirizza lo sviluppo individuale, cioè di caratteri sociali e culturali che costituiscono il riferimento ideale durante la crescita del soggetto all’interno del gruppo sociale. Poiché l’analisi delle culture umane mostra che esse si strutturano attorno a coordinate etiche sostenute con vigore e pubblico risalto principalmente nelle forme del culto religioso, la distinzione proposta fra “Teoetotomie” e “Religioni” permette una classificazione delle culture e rispettive forme religiose che definisce, in base ai loro contenuti etici ed i caratteri teologico cosmologici, una netta divisione[8]. Tutto questo ci autorizza allora a prevedere l’esistenza di condizionamenti socio culturali profondamente distinti sotto il profilo psicogenetico ed in particolare psicopatogeno.
È dunque possibile osservare nelle culture di tipo teoetotomistico e religioso lo sviluppo di dinamiche psichiche tra di loro antitetiche. Rifacendoci a concetti propri del pensiero freudiano ad esempio, una prima distinzione riguarda lo sviluppo decisamente ipertrofico dell’istanza del Super-Io che deriva dalla sudditanza etico-morale dell’individuo nei confronti del sacro osservabile nella classe delle teoetotomie; al contrario nelle religioni è possibile uno sviluppo alieno da condizionamenti etici quali quelli tipicamente espressi dal concetto di peccato e, di conseguenza, si ha la possibilità di prevedere sia uno sviluppo non ipetrofico del Super-Io che la possibilità di una realistica, totale identificazione tra l’Io del soggetto e l’Ideale dell’Io, visto che l’individuo non si trova più nella condizione di cogliersi come entità personale degradata o corrotta. Ciò può avvenire specificatamente nelle Religioni, nelle quali vengono meno quelle ideologiche condizioni di oggettiva alienazione dalla «perfezione ontologica» dell’individuo che, per contro, caratterizzano il quadro teologico cosmologico delle Teoetotomie.
In altre parole, nelle Religioni l’individuo si trova a vivere in contesti socio culturali in cui è espressamente bandito ed avversato addirittura a livello teologico qualsiasi concetto di colpa, di vergogna, inferiorità o degrado ontologici, e questo implica l’eventualità di uno sviluppo della personalità non più soggetto alla affermazione di penosi sensi di colpa o frustranti complessi di inferiorità.
Tenendo conto anche di altri importanti osservazioni, è ad esempio possibile verificare con nuovi contenuti la presenza di culture umane distinte tra di loro in funzione di livelli crescenti di aggressività, secondo lo schema proposto da Fromm in Anatomia dell'aggressività umana [9]. Qui Fromm propone una classificazione in tre gruppi A, B, C di culture caratterizzate da livelli di aggressività progressivamente crescenti. Lo studio psico antropologico delle costellazioni di fattori tipici dei sistema teologici di riferimento delle tre classi fa emergere, nell’ipotesi di introdurre nelle stesse gli aspetti propri della divisione dei modelli teologico religiosi da noi sviluppata, una forte correlazione positiva: abbiamo infatti sistemi prevalentemente Religiosi nella classe A, Teoetotomistici in B, addirittura anti-religiosi in C. Vedi Tab. 1.
Questa interessante evidenza ci consente allora di collocare in un’ottica nuova alcuni problemi emersi dall’indagine etnopsicoanalitica e etnopsichiatrica. In riferimento alle Teoetotomie, emerge un’accezione nuova di «psicopatologia» e di normalità, di salute psichica, non limitando più il concetto di «psicopatologia religiosa» ad espressioni che costituiscono solo aspetti estremi, devianti e marginali rispetto all’interpretazione comune, tradizionale di «corretta» esperienza di fede, quale espressione positiva ed ortodossa di religiosità. Al contrario, si definiscono come «psicopatologie religiose» addirittura le manifestazioni di fede più celebrate, caratteristiche e ortodosse di tale modello fideistico.
In questa chiave di lettura si possono allora valutare con concretezza le conseguenze dovute alla presenza o assenza di particolari tratti della personalità individuale e collettiva, comparando culture Teoetotomistiche e Religiose alla luce della trattazione psicoanalitica e psichiatrica di quelle patologie già comunemente intese come «psicopatologie religiose». Dal saggio Religiosità e Psicanalisi di Giacomo Dacquino[10] sono state ad esempio prese in prestito definizioni di «psicopatologia religiosa» e «religiosità sana» che, attraverso l’elaborazione in un significato nuovo del concetto di «immaturità religiosa», consentono di mettere in relazione a queste espressioni la classificazione Teoetotomie/Religioni, identificando nelle prime forme patologiche di religiosità anale, orale e fallica, accezioni di nevrosi religiose a cui fanno tipicamente riscontro i profili di religiosità narcisistica, dipendente, gratificante, masochistica, ipomaniacale etc.; ed ancora riconducendo significativamente alle stesse sia forme di ateismo nevrotico conscio e inconscio che manifestazioni esplicite di conversione nevrotica[11].
|
Tipo
esplicito di credenza |
Concetto
di peccato (esteso) |
Ideale
dell'Io |
Complesso autoritaristico patriarcale
sessuo repressivo |
Atteggiamento
verso il sesso |
Sviluppo
della proprietà privata |
Classe
A |
|
|
|
|
|
|
Zuni |
Religiosa |
No |
Apollineo |
No |
Positivo |
Scarso |
Arapesh
|
Religiosa |
No |
Mite
e dignitoso |
No |
Positivo |
Scarso |
Aranda |
Religiosa |
No |
Libertario |
No |
Positivo |
Scarso |
Semang |
Religiosa |
No |
Mite
e morale |
No |
Positivo |
Scarso |
Classe B |
|
|
|
|
|
|
Manus |
Teoetot. |
Sì |
|
Sì |
Negativo |
Forte |
Samoani |
Teoetot. |
No |
|
* |
Positivo
libero |
|
Inca |
Teoetot. |
Sì |
|
Forte |
Castità
religiosa |
* |
Cattolicesimo |
Teoetot. |
Sì |
Competitivo
Inibitorio |
Forte |
Negativo |
Sì
– principio |
Luteranesimo |
Teoetot. |
Sì |
Competitivo
Inibitorio |
Forte |
Negativo |
Sì |
Calvinismo |
Teoetot. |
Sì |
Competitivo
Inibitorio |
Forte |
Negativo |
Sì |
Mazdeismo |
Teoetot. |
Sì |
* |
Forte |
Negativo |
* |
Islamismo |
Teoetot. |
Sì |
Inibitorio |
Forte |
Negativo |
Sì |
Classe
C |
|
|
|
|
|
|
Dobu |
A. Relig. |
No* |
Competitivo
diffidente |
Sì* |
Negativo |
Forte |
Kwakiutl |
A.
Relig. |
|
Competitivo
dionisiaco |
Sì* |
|
Forte |
*Il
valore non risulta estesamente manifesto
Tab. 2
La conferma empirica di questa tesi si basa su dati tratti dal DSM IV Asse II, da cui sono stati presi in considerazione i disturbi più verosimilmente riconducibili ai caratteri oggetto dell’influsso psicopatogeno di un dato modello religioso; i più importanti risultano essere il disturbo schizotipico di personalità, il disturbo paranoide e il disturbo dipendente.
In alcuni casi di psicopatologie è ad esempio evidente in modo caratteristico l’enfasi posta sul senso militante di appartenenza religiosa, o su atteggiamenti di passività e deferenza nei confronti del sacro - e dell'osservanza etica che questa sfera di solito esprime -, mentre in varie culture si incoraggia in modo differenziato il comportamento dipendente nei soggetti di sesso diverso. Questi possibili disturbi della personalità si manifestano anche attraverso una eccessiva preoccupazione/attrazione per l’ordine, per una tendenza al perfezionismo e al controllo intellettuale e interpersonale a spese di flessibilità, apertura ed efficienza affettiva ed psico-intellettuale. Nel nostro sistema culturale ad esempio, si pone particolare enfasi su un lavoro impersonale e sulla mera produttività economica, elementi che vengono proiettati e intesi spesso in una sorta di aurea o dimensione sacrale; è possibile allora dimostrare, seguendo una linea d’indagine in cui è d’obbligo, dovuto, un riconoscente riferimento all’opera di Max Weber[12], come in tali culture simili schemi mentali e comportamenti non vengano minimamente considerati in termini negativi, ad onta del loro vero contenuto psicopatologico.
Per quanto concerne il senso di colpa, fulcro formale più che mai esplicito di come l’integrazione della sfera religiosa in quella morale si manifesti nei contesti teoetotomistici secondo modalità assolutamente pervasive dell'esistenza quotidiana, ci si riferisce qui, in prima battuta, ad una proposta della psicoanalisi classica, che collega l’emersione del senso di colpa conscio dal sentimento che si origina nei primi anni di vita, e che consente all’individuo di interiorizzare le categorie morali del buono e del cattivo, bene e male, permesso e proibito, siano esse esperienze gustative, motorie, comportamentali, affettivo/intellettuali etc. Secondo la psicologia classica la maturazione dell’individuo deve avvenire secondo schemi che lo conducano ad una fase adulta autonoma e autentica, dove il soggetto interpreti in modo produttivo ed efficace lo sviluppo di una istanza matura del Super-Io. Durante la fase dell’adolescenza il Super-Io esprime bisogni che si svolgono «(…) proprio dallo scontro tra le pulsioni irrazionali dell’inconscio e le norme imposte dall’autorità esterna (genitori ed educatori)»[13]; nel processo di sviluppo completo del Super-Io quest'ultimo giunge a rappresentare «un importante elemento dinamico nell’evoluzione individuale poiché, oltre a frenare le esigenze pulsionali dell’Es, corrisponde all’ideale dell’Io introiettato (...). Le norme interiorizzate del Super-Io contribuiscono così non solo all’evoluzione psicologica dell’individuo, ma anche alla sua moralizzazione, al suo vivere sociale»[14].
Si vuol sottolineare a tal pro come la sana maturazione del soggetto, che si concretizzerebbe in una sorta di riassorbimento del Super-Io e delle sue istanze immature formatesi in età infantile, rappresenta un obiettivo psicologico ed ontologico assolutamente irrealizzabile per l’individuo collocato nella dimensione Teoetotomistica, dove lo stesso si trova sempre e comunque, ineluttabilmente, a confrontarsi con gli imperativi etici manifestati da una divinità superiore, irraggiungibile. Tutto questo ha particolare risalto nei sistemi teoetotomistici di ceppo biblico: cattolicesimo, protestantesimo etc..
Il modello etico proposto in questi sistemi impone infatti all’individuo un’istanza del Super-Io invasiva ed irriducibile, dal momento che in essi il concetto di male non costituisce soltanto un mero principio metafisico primordiale, quale si riscontra nei miti e nel folklore religioso di molte culture pre-stanziali politeistiche, ma diviene elemento fondamentale, pervasivo ed onnipresente nella sfera etica dell’individuo. Dunque un contenuto presente in modo esteso nella dimensione e prassi quotidiane, che pone l’individuo di fronte ad un perenne, ineluttabile quanto lacerante conflitto interiore, intaccando senza speranza la dimensione comportamentale di un senso di inferiorità ontologica del soggetto, di indegnità, inadeguatezza e frustrazione rispetto ad un’autorità per contro divina ed infallibile.
Al
contrario, nei contesti Religiosi, in cui non trova fondamento alcun
senso di colpa e dunque l’istanza del Super-Io non ha l'energia di cristallizzarsi
in modo irreversibile in tali contenuti, si pone un contributo prezioso e insostituibile
per il raggiungimento di una condizione adulta oggettivamente
sana, che non origina la spinta ad aspirazioni immature e psicologicamente
insostenibili, devianti, ma segue piuttosto una dinamica di sviluppo decisamente
positiva, psicologicamente stabilizzante. Vedi Fig. 2.
Si noti per inciso come nel Genesi, specialmente nell’accezione psicosociologica
proposta in Metamorfosi della ragione[15], l’immediata
conseguenza della conoscenza del bene e del male sia proprio manifestata con
l’acquisizione di un senso di vergogna, connessa alla coscienza della propria
nudità. Ciò rende quanto mai evidente il rapporto tra dimensione metafisico
culturale e alcune manifestazioni psicosessuali profonde, spesso a sfondo patologico,
della natura umana indicato dalla narrazione. Così come emerge in un modello
teoetotomistico l’Ideale dell’Io, lo sviluppo del Super-Io e la conseguente
prassi comportamentale, improntata sulla necessità di condurre l’Io ad una mediazione
continua tra le contrastanti istanze del Super-Io e dell’Es, rappresentano una
condizione socioculturale e una realtà psichica foriere
di pesanti psicopatologie caratterizzate, in linguaggio psicoanalitico,
da fissazioni e regressioni pregenitali.
Fig. 2
Le culture ispirate a modelli “Religiosi” appaiono in alternativa capaci di caratterizzare lo sviluppo di personalità finalmente normali e sane in merito alle tipiche patologie ascrivibili a questa dimensione culturale; esse si fanno apportatrici di espressioni socio culturali refrattarie all’insorgenza di tali deviazioni psicopatologiche, e al contrario premessa di sviluppo autenticamente autonomo della personalità adulta.
Tale tesi è ricca di implicazioni sul piano socio-culturale, dal momento che nel processo storico che ha condotto all’affermazione di civiltà stanziali, allo sviluppo dell’autorità statuale, alla strutturazione sociale secondo il principio di gerarchia e alla diffusione della pratica agricola, un posto speciale è occupato proprio dall’istituzionalizzazione e riconoscimento sociale di un ente sommo, marcatamente rivestito di connotazioni etiche. Alla luce della nostra tesi, questa evoluzione sembra aver condizionato pesantemente la storia umana e aver dato inizio ad un progressivo processo di irrigidimento della struttura psicologica collettiva e individuale dell’uomo. In particolare questa nuova lettura permette di poter delineare, finalmente in contenuti intelligibili e comprovati, la possibile origine della cosiddetta «peste psichica» teorizzata dalla psicologia reichiana, di definire dunque la serie di eventi – nonché la collocazione storica – della «trappola» da cui deriverà la corazzatura caratteriale dell’uomo moderno, o in altre parole di quel fantomatico evento che determinò la «caduta» primordiale dell’umanità. Si vuol sottolineare come questo risultato è ottenibile, sia chiaro, senza incorrere assolutamente né in una concezione pansessualistica quale quella del Reich, né nelle pesanti degenerazioni concettuali che è possibile osservare negli sviluppi tardivi del pensiero reichiano.
Si ha in conclusione, una definizione di tali temi finalmente espressa in termini pienamente confacenti all’area di indagine scientifica, un risultato decisamente significativo sotto il profilo epistemologico, dato che questo nuovo approccio permette una lettura ed interpretazione finalmente verificabili sia sotto il profilo storico che antropologico, laddove è sinora regnata solo la confusione dovuta ad ipotesi o congetture metafisiche assolutamente sganciate da qualsiasi opportunità di verifica.
Tornando agli aspetti di pertinenza della psicoanalisi, da tale ipotesi esplicativa deriva la prospettiva di una revisione in chiave evoluzionistica delle attuali concezioni di normalità e malattia psichica, nonché una radicale revisione del concetto di salute mentale in chiave religiosa. In quest'ottica infatti si evince facilmente come la presenza di tratti ipertrofici del Super-Io e il manifestarsi di dinamiche edipiche non costituiscono più aspetti ineliminabili, incurabili, od istanze ineluttabilmente radicate nella psiche e nella personalità umane, ma rappresentano piuttosto soluzioni contingenti, dunque condizioni diversificabili, vere e proprie funzioni del particolare e specifico contesto di sviluppo della coscienza individuale e collettiva.
Postulando l’esistenza di un profondo collegamento tra tali meccanismi di formazione e di funzionamento della psiche umana e il processo di evoluzione socio religiosa e sulla base della distinzione tra culture incentrate sulla centralità della nozione di autorità, sull’attribuzione di un valore meritocratico alla dimensione oltremondana da un lato, e civiltà primitive, caratterizzate da forme di religiosità naturali dall’altro, si giunge infine a valutare i contenuti delle scelte individuali e dei modelli comportamentali proposti dalle diverse culture. Da questa prospettiva emerge allora una severa riflessione sui casi di adattamento dinamico collettivo, sull’«anomalia» psicologica quale prodotto della discordanza tra inclinazioni naturali e specifiche attese comportamentali del gruppo, sull’origine del malessere e dell’inquietudine dell’individuo contemporaneo e sui danni alle potenzialità emotive ed intellettuali del singolo dovuto a certi modelli socio culturali. Ne segue un inedito giudizio critico sui «mali» della nostra società e sul contenuto e limite autentici tra normalità e devianza. Si tratta dunque di una linea di ricerca che pone discriminanti e prassi inedite, capaci di consentire un’analisi inusitata di aspetti problematici della tradizionale analisi psicopatologica, nonché di trovare nessi relazionali di forte impatto tra questa nuova accezione della dimensione del sacro e gli sviluppi più innovativi della psicologia contemporanea.
BIBLIOGRAFIA
[1] R. Verolini
e F. Petrelli Metamorfosi
della Ragione: esegesi evoluzionistico psicosociologica di Gn 1,3 ed
implicazioni bioetiche, Camerino, Univ. di Camerino 1994.
[2] R. Verolini Il
Dio laico: caos e libertà, Roma, Armando Armando, 1999.
[3] F. Petrelli, R.
Verolini e L. Venturi,
Neuroscienze ed evoluzionismo per una
concezione olistica delle psicopatologie e dei disturbi della personalità, ,
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[4] L. Braconi, Personalità:
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[5] G. Corbellini,
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Torino, Einaudi, 1995, p. 19; ID., Il
presente ricordato. Una teoria biologica della coscienza, Milano,
Rizzoli, 1991.
[6] M. Brillant e
R. Aigrain (a cura di N. Bussi
e P. Rossano), Storia delle
religioni, Alba, Edizioni Paoline, 1970; R. Biasiutti,
Razze e popoli della Terra,
Torino, UTET, 1967; M. Harris, Antropologia
Culturale, Bologna, Zanichelli, 1990.
[7] M. Harris, Antropologia
Culturale, Bologna, Zanichelli, 1990, p. 269.
[8] Verolini e Petrelli,
op. cit..
[9] E. Fromm, Anatomia
dell’aggressività umana, Milano, Mondadori,
1975.
[10] G. Dacquino, Religiosità e Psicoanalisi, Torino, SEI, 1980.
[11] ID.,
op. cit., pp. 119–208.
[15] Verolini e Petrelli,
op. cit..